Cucina Romagnola

CUCINA ROMAGNOLA | VINI EMILIA ROMAGNA

La cucina emiliano-romagnola, ricca di sapori e storia, porta immediatamente alla mente immagini di commensali riuniti attorno alla tavola per celebrare feste e ricorrenze. Ruolo tradizionale di fondamentale importanza è quello dell’azdora, la padrona di casa, intenta a preparare paste ripiene (tortellini, cappellini, tagliatelle e ravioli), piadine e piatti a base di carni. Tutta la regione e in particolare Bologna, tra le capitali della cucina italiana, offre piatti tipici noti e ormai diffusi su tutto il territorio nazionale.

10 piatti tipici emiliani da provare assolutamente

I piatti tipici emiliani sono una vera delizia per il palato e sono conosciuti in tutti il mondo per il loro gusto inconfondibile. Pasta fresca, salumi e formaggi stagionati: in questo angolo di pianura Padana la gastronomia raggiunge livelli eccezionali. Per chi programma un viaggio in Emilia è interessante conoscere bene le ricette dei piatti della tradizione da gustare nelle numerose trattorie della regione.

Gnocco fritto

Italian Sceff Gnocco fritto

Il primo piatto tipico emiliano da gustare è sicuramente lo gnocco fritto con il salume. In realtà questa specialità cambia nome a seconda della provincia, a Parma ad esempio si chiama torta fritta, ma la sostanza non cambia. Si tratta di un impasto a base di farina, acqua, sale, latte e strutto, fritto e servito con un abbondante piatto di salumi e formaggi. I più golosi possono gustarlo anche accompagnato dal lardo.

Le tigelle

Italian Sceff Le tigelle

In sostituzione dello gnocco fritto, con i salumi alcuni preferiscono gustare le tigelle, focaccine preparate con farina, acqua, lievito di birra e strutto. Il loro nome deriva dalla piastra che veniva utilizzata per la loro cottura, un tempo in terracotta.

Tortelli

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Tra i primi piatti della tradizione spiccano i tortelli, diffusi in tutte le province emiliane. I tortelli hanno una forma solitamente quadrata e possono essere ripieni di erbette e ricotta, zucca e amaretti, oppure patate. La particolarità di questo piatto è la pasta fresca tirata a mano. In alcune province è tipico mangiarli in compagnia di amici e parenti, durante la notte di San Giovanni, che cade il 23 giugno.

Anolini o cappelletti

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Insieme ai tortelli, uno dei piatti emiliani più gustosi sono gli anolini, chiamati anche capelletti. Si tratta sempre di pasta fresca, preferibilmente tirata a mano, con un ripieno a base di carne, pane o formaggio. Si possono gustare in brodo, oppure accompagnati da un sugo. A seconda delle province, cambia anche la forma: a Reggio Emilia infatti sono solitamente molto piccoli e chiusi con i mignoli delle mani. A Parma invece hanno una forma rotonda e sono chiusi con l’apposito strumento dalla forma zigrinata.

Lasagne

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Tra i piatti tipici bolognesi più conosciuti al mondo, ci sono le lasagne, realizzate con una serie di strati di pasta all’uovo tirati con l’apposita macchina per fare la pasta, farcite con ragù alla bolognese e besciamella. Ne esistono anche diverse varianti, alcune con la pasta verde, altre con le verdure o il pesce al posto del ragù.

Erbazzone

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Tipico di Reggio Emilia, l’erbazzone è una torta salata fatta con bietola lessata, tritata e unita con uova, cipolla e Parmigiano Reggiano. L’erbazzone si gusta anche a colazione ed è perfetto inserito nel menu di un brunch domenicale, per chi ama le pietanze salate.

Torta Barozzi

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Tra i dolci tipici emiliani spicca la torta Barozzi, inventata da Eugenio Gollini. Tipica di Vignola, la sua ricetta non è mai stata resa pubblica, si sa solamente che è realizzata con mandorle, 

La torta tenerina

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La torta tenerina è perfetta da gustare insieme al caffè, per una pausa golosa a base di cioccolato fondente, uova, burro e farina.

Biscione reggiano

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Tipico del periodo invernale, il biscione reggiano è un dolce a base di mandorle, zucchero, uova e canditi, cotto al forno. È chiamato così per la tipica forma a serpente e ne esistono diverse varianti regionali.

Parmigiano reggiano

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Nel Medioevo i monaci cistercensi e benedettini, spinti dalla ricerca di un formaggio in grado di durare nel tempo, furono i primi produttori: grazie al sale proveniente dalle saline di Salsomaggiore e al latte delle vacche allevate nelle grangie, le aziende agricole dei monasteri, ottennero un formaggio dalla pasta asciutta e dalle grandi forme, adatto alle lunghe conservazioni.

Le prime testimonianze della sua commercializzazione risalgono al 1200: un atto notarile redatto a Genova nel 1254 testimonia infatti che fin da allora il caseus parmensis (il formaggio di Parma) era noto in una città così lontana dalla sua zona di produzione. Nel XIV secolo i commerci si espandono in Romagna, Piemonte e Toscana, raggiungendo anche i centri marittimi del mare Mediterraneo.