La Campania può vantare una delle tradizioni culinarie più antiche, oltre che più ricche, dell’intero panorama gastronomico mondiale. Prelibatezze gastronomiche divenute universali, nate da una terra rinomata sin dall’antichità per le sue particolari caratteristiche climatiche a cui si è sommato, nel corso dei millenni, l’opera fertilizzante dei numerosi vulcani presenti sul territorio. In più, l’esser stato un privilegiato crocevia di popoli e culture del Mediterraneo (gli antichi Romani la chiamavano Campania Felix) ha reso questa parte della penisola un territorio per molti versi unico al mondo dal punto di vista agroalimentare. Territorio chiave della dieta mediterranea e patria della pizza, della pasta campana, della lasagna, della salsa di pomodoro, della mozzarella di bufala, e del gelato, oltre che di molte altre specialità gastronomiche, alcune delle quali conosciute anche al di fuori dell’Italia.
Piatti tipici Campani
Casatiello

Molti aspettano il periodo pasquale per assaporare questo rustico tradizionale campano, un lievitato ricco di sapore che a molti riporta ai ricordi dell’infanzia.
Siamo nei giorni che precedono la Santa Pasqua, in molte case di Napoli e della nostra regione si preparano le liste della spesa per i dolci e i salati che si prepareranno a casa.
Salumi, formaggi, uova sode, farina, lievito, pepe e soprattutto sugna, sono gli ingredienti che renderanno il casatiello squisito e profumato. Una gioia per i sensi che inizia già al momento dell’impasto, quando salumi e formaggi si tagliano a dadini per poter comporre la farcitura del nostro casatiello. Ma prima ancora, per chi lo fa in casa, c’è l’odore della sugna che sciogliendosi lentamente sul fuoco pervaderà la nostra dimora preparandoci al sapore di cui presto godremo. Il casatiello napoletano è davvero il cibo tipico della Campania che arricchirà di gustose sensazioni la vostra tavola.
Da provare assolutamente!
Lardiata ricetta napoletana

Ziti napoletani, maccheroni lardiati, paccheri lardiati o ancora mezzanelli spezzati allardiati. La lardiata o allardiata è uno dei primi piatti più gustosi e sostanziosi della cucina napoletana, assolutamente da provare in uno dei ristoranti tipici campani o da fare a casa. Gli ingredienti sono semplici: pasta, pomodorini del piennolo e lardo di pancia, uno spicchio d’aglio, peperoncino, e una ricca spolverata di pecorino grattugiato. Il lardo deve essere ridotto sotto forma di crema con l’aiuto di un buon coltello e i pomodorini cotti a puntino. Più che un primo piatto, una vera poesia per il palato.
Frittata di Maccheroni

Tra i piatti tipici della Campania non possiamo non annoverare la frittata di maccheroni.
Da tradizione quando avanzava la pasta con il ragù le mamme e le nonne non avevano alcun dubbio sul da farsi, anzi non era raro cucinare appositamente una quantità maggiore di pasta rispetto a quella prevista, proprio per poter fare successivamente una bella frittata di maccheroni. Piatto estivo che oggi come in passato viene impiegato come cibo da asporto, e preparato in occasione di una giornata al mare o di un giorno festivo da trascorrere fuori casa. La frittata di maccheroni o di pasta è ancora una preparazione molto comune, anche per la sua capacità di poter essere gustata senza essere riscaldata.
Una vera bontà!
Salsiccia e Friarielli

Un piatto tipico napoletano, a cui nessuna famiglia in Campania ha mai rinunciato. L’abbiamo trovato nel panino, sopra la pizza, e in tante altre rappresentazioni. Salsiccia e friarielli fa parte della nostra cultura, la verdura è della famiglia dei broccoli, e a cuocere sono i fiori e le foglie delle cime di rapa, di solito in quantità più che generosa. I friarielli lessati, scolati e ripassati, oppure semplicemente fatti appassire in padella con aglio, olio e un po’ di forte, accompagnano divinamente le salsicce, anch’esse cotte in padella.
Un piatto a cui resistere “è peccato“!
Pizza di Scarole

Tra i piatti tradizionali natalizi della Campania vi è questa pizza di verdura da mangiare sia calda che fredda, magari rubandone una fettina dalla cucina mentre si è in attesa di mettersi a tavola.
Un mix di sapori fragranti accolgono il palato, tra le scarole saltate in padella e l’impasto morbido fatto in casa. C’è chi guarnisce la verdura con olive, capperi, uva sultanina, e ancora alici, aglio e peperoncino. Ottima appena sfornata, calda e squisita da mangiare al piatto o direttamente con le mani, mentre il giorno dopo è ancora più buona.
Una vera goduria!
Babà

Il babà è una cosa seria, cantava Marisa Laurito sul palco dell’Ariston qualche anno fa. Un verso che la diceva tutta sul pensiero dei napoletani e dei campani riguardo questo dolce.
In versione standard oppure “mignon”, questo dolce tipico campano è una vera esplosione di gusto, con la sua tradizionale bagna di rum e la consistenza morbida e vellutata. Il babà napoletano lo trovi semplice oppure guarnito da crema pasticciera con l’immancabile amarena. Le pasticcerie lo propongono in varie dimensioni, fino alle versioni più grandi, con panna o sempre con crema, per poter soddisfare tutta la famiglia.
Frittata di Scammaro napoletano

Annoverata nello scritto di Ippolito Cavalcanti, “Cucina teorico pratica” del 1837 tra le specialità partenopee della tradizione quaresimale, ecco la frittata di Scammaro, o di magro. Una pietanza semplice ma molto appetitosa che permette di non infrangere il voto di astinenza dalle carni, viene preparata di solito il venerdì santo che precede appunto la Pasqua. Questo piatto tipico della Campania consiste in spaghetti passati in padella con olive nere denocciolate, uva passa, acciughe sott’olio, capperi sotto sale, prezzemolo, peperoncino fresco, aglio, olio e sale. La frittata di scammaro senza uova deve friggere a fuoco lento fino a raggiungere la doratura e la crosta croccante tipica della frittata di pasta. L’origine del termine deriva dalla parola scammare, che in dialetto napoletano significa “mangiar di magro”.
Minestra Maritata

Nella minestra maritata sono molti gli ingredienti che si uniscono felicemente per deliziare umore e palato.
È un piatto tipico campano molto generoso, fatto con verdure miste come scarole, broccoli, cavolo cappuccio, torzelle, cicoria ed erbe aromatiche. Poi ancora carne di maiale o pollo, a cui si aggiungono dei grassi, come ad esempio il lardo. La ricetta varia a seconda della stagionalità, ma quella più gustosa è a base di primizie di primavera, quando le verdure sono appena germogliate e risultano tenere e particolarmente gustose.
Una sinfonia di sapori!
Scialatielli al limone di Amalfi

Lo Sfusato Amalfitano o Limone Costa d’Amalfi IGP è motivo di orgoglio per la Costiera Amalfitana, e grazie ad esso prendono vita tanti piatti tipici della Campania. Il Limone Costa d’Amalfi IGP ha una lunga storia alle spalle, che ebbe inizio quando l’agrume si diffuse grazie ad un decreto della Repubblica di Amalfi. Il decreto obbligava a creare delle scorte di limoni su tutte le navi, con l’obiettivo di contrastare lo scorbuto tra i navigatori, grazie alla presenza della vitamina C.
Coltivato in Costiera, lo Sfusato Amalfitano è di colore giallo citrino e deve il suo forte aroma alla presenza di un olio essenziale. Questo fa si che si presti particolarmente a tante preparazioni alimentari tradizionali. Una su tutte è lo scialatiello ai limoni di Amalfi. Profumo inebriante, gusto fresco e croccante, sapore persistente. Una vera poesia tutta campana.
Cas’ e ova, cacio e uova alla napoletana

Altro piatto povero della cucina napoletana, ‘a pasta cas’ e ova, ovvero cacio e uova, non ha niente a che vedere con la carbonara a cui spesso si fa riferimento, anche perchè non prevede utilizzo di guanciale o pancetta. Uova, parmigiano o pecorino grattugiato, prezzemolo, sale, olio e pepe vengono “mantecati” con la pasta formando una salsa cremosa, vellutata e ricca di sapore. Una ricetta veloce in grado di conquistare tutti i palati, anche i più esigenti!
Pastiera Rustica napoletana

Dall’antica tradizione primaverile che prevede l’utilizzo del grano come ingrediente base dell’alimentazione sotto ogni forma possibile, nasce questa versione salata del tipico dolce pasquale, chiamata Pastiera Rustica di Grano Napoletana. Anche qui parliamo di piatti tipici campani di estrazione rurale, poichè sono presenti ingredienti considerati facilmente reperibili nel contesto contadino, come grano, farina, formaggi, carne suina da allevamento e olio. Una preparazione lunga che prevedeva più giorni di lavorazione, utilizzo di tecniche e strumenti antichi. Oggi la si può facilmente replicare con metodi moderni, cercate la ricetta sul sito.
Coniglio all’ischitana

Il piatto che più rappresenta la tradizione della cucina ischitana non è un piatto di pesce, come si potrebbe immaginare parlando di un isola ma è un piatto di terra, il coniglio all’ischitana nel tiano di coccio! Un piatto succulento e dal profumo intenso ed inconfondibile, grazie alla presenza di erbe aromatiche quali la piperna selvatica ischitana, una sorta di timo selvatico che cresce spontaneamente sull’isola e che viene impiegata per la cottura del coniglio di fossa. Il coniglio viene cucinato nel tegame di coccio con pomodoro, una testa di aglio intera e una generosa spruzzata di Biancolella di Ischia, vino tipico dell’isola da vitigno a bacca bianca. Imperdibile se si va a Ischia!
Fuori lista, il re dei piatti tipici della Campania: la Pizza!

Non si tratta di essere banali, ma non si può parlare di piatti tipici campani senza annoverare la regina della nostra cucina.
Direte che è facile, ma oggi per fare una buona pizza non si può più improvvisare: s’adda studia’!
Impasti, farine, lievitazione e idratazione: in Campania la pizza è istituzione, ma quali sono le pizze tipiche prive di contaminazioni moderne? Margherita e Marinara dividono il trono, da loro parte un caposaldo della nostra cultura!
Fonte: visit-campania
La storia della pizza
La storia della pizza è lunga, complessa e incerta. Le prime attestazioni scritte della parola “pizza” risalgono al latino volgare di Gaeta nel 997,come compenso per un contratto di affitto di un mulino situato nel territorio dell’attuale Comune di Castelforte e in un contratto di locazione con data sul retro 31 gennaio 1201 a Sulmona ed in seguito in quello di altre città italiane come Roma, L’Aquila, Pesaro, Penne, ecc. Nel XVI secolo a Napoli ad un pane schiacciato venne dato il nome di pizza che deriva dalla storpiatura della parola “pitta”.
Prima del XVII secolo la pizza era coperta con salsa bianca. Fu più tardi sostituita con olio d’oliva, formaggio, pomodori o pesce: nel 1843, Alexandre Dumas (padre) descrisse la diversità dei condimenti della pizza.
La prima menzione scritta della pizza marinara risale al 1734, mentre quella della pizza Margherita agli anni 1796-1810. Nel giugno 1889, per onorare la Regina d’Italia Margherita di Savoia, il cuoco Raffaele Esposito preparò la “Pizza Margherita”, una pizza condita con pomodori, mozzarella (Fior di latte) e basilico, per rappresentare i colori della bandiera italiana.
Il pane è uno dei cibi preparati più antichi e le sue origini risalgono almeno al Neolitico. Nel corso della storia, sono stati aggiunti diversi ingredienti al pane, per conferirgli particolari sapori. Alcuni archeologi italiani e francesi hanno trovato in Sardegna un tipo di pane infornato risalente a circa 3.000 anni fa. Secondo il parere di Philippe Marinval, le popolazioni della Sardegna conoscevano e utilizzavano il lievito.[4] Gli antichi greci preparavano un pane di forma appiattita, chiamato πλακοῦς (plakous, genitivo πλακοῦντος – plakountos) che veniva condito con vari aromi, tra cui aglio e cipolla. Inoltre si dice che il re dei persiani, Dario il Grande (521-486 a.C.) cuoceva un tipo di pane appiattito usando gli scudi per la cottura, con una farcitura di formaggio e datteri, e nel I secolo a.C. il poeta latino Virgilio (noto anche come Publio Virgilio Marone) da Andes (Mantova) fa riferimento all’antica idea del pane come piatto commestibile o tagliere per altri cibi in questo estratto del suo poema latino, l’Eneide:
Altro per avventura allor non v’era
di che cibarsi. Onde, finiti i cibi,
volser per fame a quei lor deschi i denti,
e motteggiando allora: «O – disse Iulo –
fino a le mense ancor ne divoriamo?»
Questi pani di forma piatta, come la pizza, provengono dell’area del Mediterraneo e altri esempi di essi che sopravvivono ai giorni nostri da quell’antico mondo sono la “focaccia” che può essere fatta risalire fino agli antichi etruschi, la “coca” (che ha varietà sia dolci che salate) della Catalogna, della zona di Valencia e delle Isole Baleari, la “pita” greca e italiana o “pide” in turco o “piadina” in romagnolo. Pani simili, sempre a forma piatta, in altre parti del mondo comprendono il “paratha” indiano, il “naan” sudasiatico, il “carasau” , la “spianata” e il “pistocu” sardi, la “flammkuchen” alsaziana e il “rieska” finlandese.
Fonte: wikipedia